singing in the rain

martedì 9 marzo 2010

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Questo è un pezzo che ho scritto tanto tempo fa, ve lo ripropongo. Enjoy
Causa condizioni climatiche avverse che mi/ci costringono a casa…mi sono fermata a riflettere . Lo immagino. So, che state per fare la solita battuta: “Perché pensi pure?”e ve la concedo. Più che rispondere ai soliti simpaticoni: “Si lo faccio!”, mi interessa sapere se:“Avete mai pensato che dovrebbe esistere un bob ton dell’ombrello?”Soprattutto dopo che i meteorologi hanno sentenziato che quest’inverno sarà piovoso sarebbe necessario prevedere una sorta di regolamento per transitare con l’ombrello in città senza causare danni o isterismi a terzi.

La libertà dell’individuo finisce la dove comincia quella dell’altro. Per tutelarla sono nati regolamenti e legislazioni di ogni sorta, atti a disciplinare il comportamento pubblico e privato dell’individuo, sia in casa che fuori.
Se il senso comune impone di cedere il posto alla vecchietta sull’autobus, di spegnere il cellulare al cinema, di parlare a voce bassa in biblioteca, perché non prevede una serie di regole d’oro per l’uso “cittadino”dell’ombrello?
A partire dalle prime gocce d’acqua infatti, la città si blocca e si innesca una sorta di lotta metropolitana per la sopravvivenza…dall’acqua, naturalmente !
Gli ottimisti, usciti di casa nella speranza che il tempo avrebbe tenuto, si rifugiano alla meglio sotto portoni, balconi, luoghi pubblici di ogni sorta, aspettando che smetta. Gli indifferenti, quelli del tipo , corrono frenetici cercando di arrivare più velocemente a destinazione. I rassegnati acquistano l’ombrello dagli ambulanti, che spuntati come funghi da ogni angolo, gongolano cercando di vendere la loro mercanzia. Infine i previdenti, con un sorriso di soddisfazione alla , aprono l’ombrello e con passo deciso continuano a camminare.
Questi quattro tipi sopradescritti, ma ce ne sarebbero molti altri fidatevi, si mescolano al frenetico tessuto urbano scatenando la cosiddetta guerra dell’ombrello, dove non c’è buona educazione che tenga.
Gli ombrelli possono esserti aperti in viso, sgocciolati indosso, puoi rischiare di essere accecato da uno o più dei suoi piolini. Insomma una vera tortura!
Quando piove, in strada, le persone sono più nervose suscettibili e soprattutto pronte a passare sul tuo cadavere pur di evitare una sola gocciolina o pozzanghera.
Ed ecco il via libera a spintoni, a slalom ombrello-muniti scorretti, a furto di taxi a danno del vicino di marciapiede e cosi via.
Tra le varie istituzioni a cui si potrebbe far appello, affinché qualcosa venga fatto per regolamentare la città in casi di pericolo pioggia, la moda ha raccolto l’invito. Questa ci propone una serie di ‘armi’ che se non garantiscono l’annientamento del nemico almeno permettono di raggirarlo.
Infatti dopo che l’abbigliamento da neve è stato sdoganato, è possibile indossare paraorecchie doposci anche semplicemente per andare a fare la spesa nel negozio dietro l’angolo. Così scendono in campo anche i trench, di britannica memoria, gli impermiabili di diverse fogge e tessuti, le calosce colorate, i capelli di plastica ecc.
In aiuto ci offre ancora mantelline in Pvc, ombrelli con facce buffe che ci sorridono, anche in piena tempesta, scarponcini di pelo e pellicce ecologiche. Insomma una sorta di armatura semplice e pratica da indossare con fierezza e… in attesa che torni il sole.


3 commenti:

irene ha detto...

un galateo dell'uso dell'ombrello sarebbe davvero necessario!
io detesto quelli che , muniti di normale ombrello, magari con la punta in metallo( non quelli pieghevoli) lo tengono in orizzontale quando entrano in posti chiusi o a pioggia finita rischiando di infilzarti ad ogni passo!

9 marzo 2010 alle ore 15:14
Federica - Bullets and butterflies ha detto...

oh ma che meraviglioso post, come sempre originale la mia iole!

9 marzo 2010 alle ore 19:54
C. ha detto...

che bel post!

http://thecurlystyle.blogspot.com/

9 marzo 2010 alle ore 22:15

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